Inside/Out: interno ed esterno, due dimensioni dell’esistenza cui ci riferiamo costantemente, che diamo per scontate. Ma esistono davvero? Dove finisce l’una e dove inizia l’altra? Dove si trova il punto di contatto tra le due, la soglia, margine, confine che le separa ed unisce? Sembra un bel koan…
Nel simbolo del Tao trovo una risposta all’altezza della questione, che mi affascina: la forma-unità tiene in grembo due parti come fossero una coppia di gemelli di sesso diverso, e in ciascuna delle due parti vive in embrione l’altra, segno di ciò che diventerà. È il DNA del cambiamento. La figura esprime perfettamente l’equilibrio dinamico degli opposti complementari che si generano a vicenda, un movimento ciclico, un’onda verso l’infinito…
Noi siamo Inside/Out
Inside/Out è una buona similitudine per indicare il dentro e il fuori di una casa; ma se considero il mio corpo la mia casa, allora la mia mente, dove si trova? È ‘dentro’, come lo sono il cuore o il cervello?
Sì, noi abitiamo al contempo il mondo esterno e quello interno: quando facciamo un passo in una direzione, ci muoviamo anche nell’altra. Noi siamo sempre Inside/Out…
L’approccio Inside/Out
L’unità dinamica Inside/Out che qui m’interessa porre al centro dell’attenzione, riguarda l’essere umano e le tante forme della relazione cui può dar vita (coppia, famiglia, gruppi formali e informali, organizzazioni, ecc). Quindi, prendendo l’individuo come sistema di riferimento, possiamo convenire che tutto quello che prende forma al suo interno appartiene alla dimensione Inside, mentre le varie forme della relazione, cui dà (la) vita col suo semplice ‘esserci’, rientrano nella dimensione complementare.
Per orientarmi efficacemente nella dimensione interna, uso come mappa soprattutto il Focusing, la pratica di consapevolezza a base corporea che trovi illustrata nell’area dedicata.
La mappa che invece impiego per muovermi nella dimensione esterna è quella della Metodologia del Consenso, un insieme di saperi che abbraccia la facilitazione dei processi decisionali, la comunicazione nonviolenta e la gestione costruttiva dei conflitti.
L’approccio Inside/Out, sintesi moderna della formula di antica saggezza “come dentro, così fuori – come fuori, così dentro”, è il gioco dell’incrociare le due mappe: usare il Focusing come chiave di lettura per comprendere e gestire anche le dinamiche dei rapporti interpersonali e dei gruppi (come dentro, così fuori), e i saperi raccolti nella Metodologia del Consenso come chiave di lettura per comprendere e gestire anche le dinamiche del rapporto con sé stessi (come fuori, così dentro).
Scenari Inside/Out
Una coppia discute su come organizzare un viaggio e i partner esprimono idee diverse e contrastanti…
Un gruppo vuole investire i fondi raccolti e nel dibattito si manifestano orientamenti differenti e in opposizione…
Ora immagina te: ricevi un invito a cena che senti importante o doveroso accettare, eppure la sola idea di andare ti butta giù o ti turba. In questo caso potremmo dire che è come se una parte di te avesse buone ragioni per accettare l’invito, mentre un’altra parte di te avesse buoni motivi per rifiutarlo. A volte il contrasto interno è talmente stridente che sembriamo un condominio popolato da inquilini con culture, caratteri, sensibilità, età, bisogni, valori diversissimi…
Ebbene, che cosa accomuna gli scenari? Le parti in gioco (i partner, i membri del gruppo, le ‘parti’ di un individuo), in quanto diverse tra loro sono naturalmente portatrici di punti di vista più o meno differenti su quali siano le cause dei problemi e quali le soluzioni, pertanto ciò che accomuna gli scenari è il processo decisionale che prende vita nell’incontro e il conflitto che potenzialmente, non necessariamente, ne può scaturire.
Infatti, dalla discussione (confronto, dialogo, dibattito, scambio, ecc) che impegnerà le parti per dieci minuti o dieci ore, alla fine emergerà inevitabilmente, fattualmente una decisione, ma non è detto che su quella decisione vi sarà accordo. Sì, perché presentata una proposta o sollevata una questione, non decidere è semplicemente impossibile, mentre non essere d’accordo è possibile, eccome! (Della differenza tra decisione e accordo, e del fatto che sollevata una questione sia praticamente impossibile non decidere relativamente ad essa, parlo in queste pagine).
Di fronte alla continua presa di decisioni che il vivere comporta (se sei arrivata/o sin qui è perché più o meno consapevolmente l’hai scelto, ed è una decisione che rinnoverai attimo dopo attimo finché non sceglierai di fare altro), e soprattutto di fronte al conflitto che nonostante le migliori intenzioni (o forse proprio a cause di queste) si manifesta dentro e fuori di noi, mi domando: abbiamo il potere di favorire l’evoluzione sana, ecologica, nonviolenta dei processi decisionali e del conflitto che sovente li anima? E se sì, come?
Facilitare i processi decisionali e la trasformazione costruttiva dei conflitti attraverso la ‘modalità Focusing’
Il processo decisionale implica una continua negoziazione dei significati che ciascuna delle parti attribuisce alla ‘realtà’ dei problemi oggetto della trattazione. In questo processo di decostruzione e ricostruzione del senso, la dimensione del sentire corporeo gioca un ruolo determinante. Quando la discussione è caratterizzata da un certo tipo di vissuti, di ‘energie’ (rabbia, paura, rancore, odio, senso di impotenza o di colpa, vergogna, frustrazione, disprezzo, ecc), abbiamo l’insorgenza del conflitto – cioè un problema diventa un conflitto.
Se dovessimo affrontare solo problemi pratici o tecnici la vita sarebbe quasi un paradiso; invece, a tutti i livelli si ha normalmente a che fare con laceranti conflitti, spesso drammatici dilemmi. Perciò è tanto importante ai fini della pace, della libertà e della giustizia sociale, così come della salute, del benessere e della realizzazione di sé, avere un metodo di gestione costruttiva (o positiva, ecologica, nonviolenta, termini che qui uso come sinonimi) dei conflitti.
Nel Focusing si esercita una particolare forma o modalità di comunicazione con le parti di sé di volta in volta presenti, ed è proprio questa forma di comunicazione con sé stessi, chiamata appunto ‘modalità Focusing’, ciò che facilita l’evoluzione ecologica dei processi decisionali e la trasformazione creativa e nonviolenta dei conflitti.
La modalità Focusing si fonda essenzialmente sulla fiducia nel processo stesso, un processo intrinsecamente creativo che non può (e quindi non deve) essere ostacolato forzandolo verso mete prestabilite – come Murakami dipinge ad arte nel suo racconto.
Nelle pagine di questa sezione del sito puoi farti un’idea di che cos’è (per me) la facilitazione della comunicazione e di cosa vuol dire facilitare un processo decisionale Inside/Out, mentre per sperimentare direttamente la modalità Focusing ti invito a provare una sessione guidata di Focusing.
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